da “La Stampa” 10 maggio 2019
Le pompe di calore – una tecnologia che non produce emissioni inquinanti dirette – è in grado di assicurare l’aumento necessario di consumi di energia da fonti rinnovabili termiche per raggiungere gli obiettivi previsti dall’Unione europea. Si potrebbe così riuscire a ridurre del 39 per cento le emissioni di CO2 nel settore civile rispetto al 2005.
C’è una certezza e una speranza. La prima è rappresentata dal nuovo ciclo di politiche energetico-ambientali per il 2030 che l’Unione europea ha approvato nel 2018. La speranza è che l’Italia con il Piano nazionale energia e clima compia un ulteriore passo in avanti verso la riduzione delle emissioni di gas serra da combustibili fossili, sia nei trasporti e nell’industria che nella climatizzazione degli edifici civili. Per riscaldare e raffrescare case e uffici in modo sostenibile, la maggiore diffusione delle pompe di calore – una tecnologia che non produce emissioni inquinanti dirette – rappresenta per l’Italia una scelta strategica, in grado di assicurare l’aumento necessario di consumi di energia da fonti rinnovabili termiche per raggiungere gli obiettivi previsti. È questo l’aspetto centrale del Rapporto degli Amici della Terra sul ruolo delle pompe di calore elettriche in relazione agli obiettivi energetico-ambientali: se ne discuterà il prossimo 14 maggio a Roma in un convegno organizzato presso la sede del GSE.
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